Una montagna speciale. Nel totale isolamento al cospetto dei giganti della Majella.

Cima delle Mandrelle


Ancora un’escursione nel cuore di una Majella maestosa ed a tratti segreta; si attraversano lunghe vallate alla volta di un pianoro che appare sospeso tra valli e dirupi e poi si prosegue fin sopra una cima sconosciuta ai più, dove regnano silenzio e spazi infiniti. Dopo essere stata per lungo tempo una semplice, seppur ragguardevole quota riportata sulle carte dei sentieri della Majella, anche questa cima ha infatti guadagnato notorietà tra gli escursionisti grazie alla continua ricerca di nuove mete da parte del “Club dei 2000” che ci invita a scoprire i sentieri verso angoli talvolta remoti. Ed in quanto a wilderness la Cima delle Mandrelle è sicuramente un valido obiettivo, sia per gli ambienti che si attraversano nella marcia di avvicinamento, sia per la posizione centrale affacciata su due valloni smisurati - l’omonima Valle delle Mandrelle e la Valle di Macchia Lunga - e poi perché circondata da una corona di montagne imponenti; tra queste si apprezza in particolare la vista verso il contiguo Monte Sant’Angelo sulla cui lunga ed impervia cresta si trova appunto questa vetta “secondaria”. L’escursione inizia fuori dal paese di Fara San Martino ad una quota relativamente bassa (450 mt), entrando subito nella Valle Santo Spirito che si apre ampio dopo aver attraversato la stretta fenditura all’ingresso: il primo impatto è sempre molto suggestivo procedendo per il comodo sentiero tra altissime pareti dove in questa stagione alberelli di ogni colore stanno abbarbicati su appigli impossibili creando mutevoli giochi cromatici; si procede così, con il naso un pò all’insù mentre il sole dapprima basso inizia a disegnare qualche lama di luce illuminando i torrioni sommitali. La pendenza sempre costante rende la salita agevole ed in men che non si dica si giunge in località Bocca dei Valloni, una piccola valletta immersa nel bosco dove campeggia una palina con dei cartelli indicatori ed un tavolo da pic-nic con annesse panche; da questo punto si prosegue in direzione ovest entrando nel fondo della Valle di Macchia Lunga: si segue a lungo una traccia (qualche segnavia bianco-rosso e numerosi ometti sempre ben visibili) che con ampie anse sale gradualmente nel bosco fino ad uscirne attorno a quota 1.400 metri dove si apre una veduta sul versante settentrionale di Cima dell’Altare che con mole imponente occupa l’intero orizzonte di fronte a noi. Il sentiero scorre sempre con pendenza uniforme nel fondo della valle ed attraversa un alternarsi di contesti ambientali di grande respiro: un fitto bosco dai colori caldo autunnali sale sul lato desto mentre alla sinistra si innalzano brecciai ripidissimi fin sotto alla cresta frastagliata di rocce che sale alla Cima dell’Altare; giunti a quota 1.600 si incontra una fontanina in pietra molto ben tenuta e che tira fuori un buon getto d’acqua fresca che risulta particolarmente gradita in questa giornata di novembre che sembra piuttosto essere tardo primaverile. Lasciata alle spalle la fontanina si prosegue ancora per un poco salendo di una cinquantina di metri fino a raggiungere il bivio da cui, prendendo il sentiero sul lato destro, ci si dirige verso la Grotta dei Porci ed il Piano della Casa che si raggiunge in breve, sempre tra panorami notevoli sulla sottostante Valle di Macchia Lunga; molto piacevole è il tratto del sentiero che passa in piano proprio di fronte alla più grande Grotta dei Porci, in parte riadattata a bivacco, ed un’altra poco distante più piccola e senza un nome ma che riporta alla mente una casina piccina come quelle delle fiabe per bambini tanto da da giustificare da sole un’escursione, comunque di tutto rispetto vista la distanza coperta ed il discreto dislivello sin lì superato. Appena superati i due bivacchi si incontra un bivio (palina) e bisogna proseguire in salita sul lato sinistro senza lasciarsi tentare dalla traccia di destra più evidente che prosegue attraversando un bel pianoro proprio lì di fronte, cosa che invece noi abbiamo fatto puntualmente percorrendone un breve tratto che effettivamente risultava un pò troppo in discesa (e chissà dove portava) … ritrovato il sentiero principale poco più in alto in brevissimo siamo sbucati fuori dalla macchia proprio ai bordi del Piano della Casa alla cui termine si innalza l’ampia dorsale su cui è la Cima delle Mandrelle. Ecco, questo luogo merita una menzione particolare anche se poi a parole non è facile rendere l’idea che rimanda la vista improvvisa di un altopiano in quota che proprio non ti aspetti di trovare data la morfologia di questo versante della Majella che è tutto un alternarsi di strette valli racchiuse tra creste impervie ed a tratti affilate che salgono verso alte cime. Dal Piano della Casa, luogo ideale per il pascolo stanziale d’estate come il pastore Domenico ci ha spiegato durante una recente escursione, si aprono bei panorami un pò in tutte le direzioni e ne è molto piacevole l’attraversamento in leggera salita fino a raggiungerne il lato più occidentale (ben visibile la croce che segna la quota massima del pianoro) che precipita nel profondo canyon della sottostante Valle delle Mandrelle; una volta saliti sulla dorsale la si percorre in direzione nord-ovest fino a portarsi proprio alla base (quota 2.000 circa) dell’impianto sommitale su cui è la nostra meta del giorno. Da questo punto la salita appare abbastanza intuitiva e sembrerebbe dover essere affrontata a vista cercando di aggirare i punti in cui le macchie di pini mughi sembrano più fitte: bisogna invece cercare di intercettare l’inizio di una traccia che inizia a salire su tratti di roccia mista a breccia via via sempre meglio individuata dalla presenza a terra di frequenti segni gialli/arancioni; seguendo fedelmente la sequenza dei segni si evita così di allungare il percorso o rischiare passaggi su punti resi meno sicuri dalla pendenza e dal fondo non sempre stabile. Grazie alla via così ben indicata si avanza nella massima sicurezza e ci si può anche distrarre per guardare il panorama che si apre sempre un pò di più ad ogni passo: il monte Acquaviva in particolare appare in tutta la sua mole e dalla dorsale che stiamo percorrendo sembra essere a portata di mano se non fosse per la profonda incisione della Valle delle Mandrelle il cui fondo scorre qualche centinaio di metri più in basso. Si continua a salire seguendo i segnavia fino a che la pendenza si riduce e ci si trova a percorrere in piano una larga cresta di sfasciumi in direzione dell’ometto che indica la cima, che puntualmente arriva dopo un centinaio di metri semi nascosto tra radi pini mughi. Se l’arrivo su di una vetta è sempre un bel momento questa volta l’evento ha un che di solenne perché oltre a segnare il culmine di una lunga salita che ci ha portato a raggiungere un luogo meraviglioso, la cima su cui siamo appena arrivati rappresenta per l’amico Doriano il completamento del suo pellegrinaggio per le vette dell’Appennino: con la Cima delle Mandrelle raggiunge infatti quota “tutte le cime” entrando così nel novero dei Grandissimi Appenninisti, anche se di fatto montanaro esperto lo era già da tempo in quanto buon conoscitore delle montagne nostrane avendo sulle spalle innumerevoli sentieri percorsi in ogni stagione e sui diversi versanti di tante e tante cime sopra ai fatidici duemila metri … e non solo. Dal canto mio sono stato molto contento di aver affiancato in tante occasioni il cammino dell’amico Doriano nel raggiungimento di questo importante obiettivo, in particolare proprio con le ultime escursioni fatte in questa parte di Appennino che invero avevamo trascurato forse perché inconsapevoli della varietà e bellezza dei luoghi. E così su questa ennesima cima nasce spontaneo un abbraccio fraterno che anche questa volta, forse più delle altre volte, è un pò il segno dell’emozione che attraversa chi come noi è mosso da questa passione fatta di tante cose semplici e di quella sana fatica che rinsalda i rapporti tra le persone, amiche o sconosciute che siano, con cui hai affrontato la strada che ti ha portato in montagna. Qualche volta capita che qualcuno chieda che cosa si prova ad andare per monti, quale mai sia il piacere tale da giustificare una levataccia nel gelido inverno o una faticosa salita sotto il sole d’agosto … ebbene l’unico modo per darsi una risposta credo sia rompere gli indugi e provare di persona ad avviarsi lungo un sentiero per arrivare fin dove la vista si apre sopra tutto quanto è all’intorno, e poi rimanere lì seduti per un pò a respirare l’aria pura ed ascoltare il suono del silenzio. Quello di Doriano è stato un conto alla rovescia partito da molto lontano, e poi lento, volutamente lento proprio per il desiderio anzitutto di conoscere luoghi nuovi e percorrere sentieri diversi prima ancora che per spuntare un’altra “croce” sulla lunga lista dei “2000”; ma alla fine è arrivata anche quest’ultima vetta … che poi non sarà di certo l’ultima perché tante ancora ne arriveranno non necessariamente altissime, difficili o famose, ma di sicuro ciascuna a modo suo interessante!! Ma torniamo a qualche informazione sulla Cima delle Mandrelle che costituisce un balcone di prim’ordine su una corona di cime tutte alte ed imponenti: iniziando da sud-ovest la Cima dell’Altare con il suo ammasso di rocce sommitali che sovrastano brecciai ripidissimi, poi la vista si allunga fino al Monte Amaro sulla cui cima nonostante la distanza si intuisce bene il Bivacco Pelino; l’orizzonte a nord è invece interamente occupato dalla mole dell’Acquaviva che arriva fino giù al Pizzone. Ma la vista forse più suggestiva è quella verso il Monte Sant’Angelo la cui poderosa cresta meridionale inizia ad impennarsi qualche centinaio di metri rispetto alla cima su cui ci troviamo noi e se non fosse che le giornate si sono di molto accorciate ci sarebbe da fare un pensierino ad affrontare i salti di roccia che abbiamo quasi verticali proprio lì di fronte, solo apparentemente insormontabili anche perché ho letto in una recensione che i provvidenziali segni gialli proseguono anche oltre e guidano in passaggi impegnativi ma del tutto fattibili. Dopo una lunga permanenza sulla vetta si fa l’ora del ritorno la cui via è obbligata per lo stesso tracciato dell’andata ma si presenta tutt’altro che priva di spunti di interesse per via della la mutata posizione del sole che sta volgendo al tramonto così che si modificano colori e contrasti ponendo in risalto particolari nuovi rispetto alla prima parte della giornata; dopo una sosta nel boschetto di Bocca dei Valloni ci infiliamo nella Valle Santo Spirito a tratti invasa da una rada nebbiolina che da un ultimo tocco di fascino al crepuscolo di un’escursione completa sotto ogni punto di vista. Volendo dare una valutazione complessiva credo che tra le varie possibili la salita alla Cima delle Mandrelle sia da fare proprio per la sua centralità e la varietà del percorso che porta ad un primo contatto quest’angolo della Majella: complessivamente si percorrono circa 23 chilometri con un dislivello in salita prossimo a 1800 metri, non pochi ma tutto sommato non così pesanti grazie alla pendenza che rimane costante per quasi tutta l’escursione e poi perché si è inevitabilmente “distratti” dalle tante attrattive naturali!!   Giorgio


Giorgio, il mio amico Giorgio, ha raccontato fedelmente la giornata, le emozioni prima di tutto, tipico del vivere la montagna in stile “…quelli di Aria Sottile”, e poi i punti salienti del percorso; ha raccontato e reso bene le motivazioni che ci spingono a raggiungere queste vette così isolate e tutte le altre, ognuna con una caratteristica peculiare per essere vissuta. A Giorgio devo l’aver raggiunto adesso, prima che la neve rendesse tutto più complicato, il “futile” traguardo delle cime dei 2000 appenninici compresi nella lista del Club2000; mi ha spinto e sollecitato quando ero vicino al traguardo ma anche quando l’enormità della Majella ed il suo isolamento mi facevano vedere lontana la possibilità di farcela; Pizzone, poi Macirenelle e alla fine Mandrelle in rapida successione. Ora per me inizia una sorta di seconda vita, meglio, una sorta di doppia vita da montanaro; la prima mi porterà a vivere solo il piacere della libertà, con Marina che mi è sempre a fianco e con chi incontrerò sui sentieri, una sorta di va dove ti porta il cuore, sopra e sotto i 2000, in valle ed in cresta, esclusivamente e solamente alla ricerca del piacere; la seconda vita da montanaro sarà invece a fianco di Giorgio, per affetto e gratitudine lo accompagnerò quando possibile verso l’imminente stesso traguardo, per un nostalgico personale interesse lo accompagnerò per poter condividere e vivere ancora le emozioni del lento avvicinamento all’ultima vetta. Grazie poi a Marina che tante volte mi ha lasciato andare e mi ha aspettato quando le escursioni si spingevano “oltre” e grazie naturalmente al Club2000 perché per quanto banale e futile sia la nostra “gara” ci ha permesso di metterci del nostro, ci ha obbligato a studiare, ad uscire dal confort dei soliti sentieri. Non credo si diventi “esperti”, come giustamente dice Giorgio, raggiungendo il traguardo del numero di vette, ma accumulando chilometri e dislivello in montagna, con le situazioni più varie, appellandosi alle carte e ai sensi quando le condizioni meteo mutano. La gara del Club ci ha costretto a cimentarci, a farci crescere, ognuno con i propri tempi e modi. Non mi reputo esperto di montagna, la conosco meglio e per questo la amo di più. Il Club2000 per me è stato fonte di ispirazione ed un grande insostituibile trascinatore.    Doriano